Coronavirus: trapiantati e lavoro, ANED chiede tutele

Evitare di uscire di casa, se non per stretta necessità, e tenersi lontani da luoghi affollati. Queste le indicazioni del DPCM del 4 marzo 2020, per tutte le persone anziane o affette da patologie croniche o con multimorbilità, ovvero con stati di immunodepressione congenita o acquisita. 

Un invito chiaro a proteggere sé stessi e gli altri, nel corso dell’emergenza sanitaria per il diffondersi di Covid-19. Cosa succede, però, se una persona in terapia immunodepressiva, come un paziente trapiantato, è in età lavorativa e deve recarsi a lavoro? 

Nel DPCM non vi sono indicazioni specifiche per i soggetti trapiantati, che in Italia sono 30.000, di cui circa 10.000 lavoratori attivi. Per avere risposte chiare, ANED ha scritto una lettera al Ministero del Salute, coinvolgendo anche il Ministero del Lavoro e il Direttore di INPS, perché vengano date indicazioni precise per tutti coloro che sono maggiormente a rischio di contagio.

Leggi il testo della lettera del Presidente Giuseppe Vanacore

Leggi la lettera inviata da ANED, ACTI e AITF al Ministro della Salute

5 Comments
  1. Buongiorno. Sono un’infermiera trapiantata di rene, quindi in terapia immunosoppressiva. Nel decreto cura Italia art. 26. si dice che gli immunodepressi possono astenersi dal lavoro a patto che uno abbia riconosciuto handicap secondo la L. 104./92.
    “Possono presentare domanda per il riconoscimento dell’handicap le persone che presentano una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che causa difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione.”. Io, giustamente, non ho la 104., ho sempre lavorato con qualche accortezza e la limitazione sul lavoro, non mi hanno mai messa in reparto ma in ambulatorio, ad esempio. Quindi non rientro tra gli immunodepressi degni di protezione. Che fare? Anna

    1. Gentile Anna, sicuramente rientra fra gli immunodepressi. Nelle condizioni date, ha due possibilità che suggeriamo quale associazione di malati: rivolgersi al medico di base e chiedere il certificato con codice V07 oppure, considerata la terapia antirigetto, stare a casa su decisione del medico del lavoro della sua azienda. Le segnaliamo l’ultimo articolo pubblicato sul nostro sito https://www.aned-onlus.it/covid-19-la-situazione-per-dializzati-e-trapiantati/ per eventuali utili consultazioni.

      1. Avevo letto oggi il vostro articolo e l’ho già girato al mmg, il quale ha risposto che avrebbe inviato articolo ai responsabili del suo dipartimento (che pare sostengano altro). Ho visto anche che l’INPS di Parma ha inviato circolare a relativo ordine dei medici , vi giro il link:
        https://www.omceopr.it/2020/03/17/inps-corretta-identificazione-dei-casi-da-tutelare-con-certificazione-di-malattia/
        Anche questo l’ho mandato al mmg. Dall’altro lato la medicina del lavoro interpellata ieri prima di vedere questi documenti, per risposta mi ha chiesto se ero in possesso della 104. Naturalmente ho risposto che non l’ho neanche mai chiesta ed ora sono in attesa di una loro risposta.
        Spero che venga presa rapidamente una decisione chiara cui poter fare riferimento sia per i mmg che per la medicina del lavoro.
        Grazie infinite per adesso, spero di ottenere la possibilità di non espormi a rischi.
        Anna

  2. Buongiorno, sono un trapiantato renale e anche in questo drammatico momento devo andare al lavoro avendo esaurito permessi e ferie. Chiedo di sapere se il Ministro della salute e del lavoro hanno poi risposto alla vostra lettera/richiesta del 10 marzo.

    Grazie.

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