Cure dialitiche domiciliari: il parere di ANED.

Nel periodo di lockdown imposto dalla pandemia Covid-19, alle oggettive difficoltà di contrastare la diffusione del contagio, se ne sono aggiunte altre dovute alla tendenza della nostra Sanità di essere incentrata prevalentemente sull’attività ospedaliera a discapito della medicina territoriale e della prevenzione. Si è dovuto constatare che, dove le reti territoriali di cura e i trattamenti domiciliari sono andati in crisi, come è avvenuto in Lombardia, maggiori sono state le difficoltà di far fronte al coronavirus.

D’altronde, da tempo continue sollecitazioni, per reinvestire sulla prevenzione e sulla cronicità, provengono dal mondo scientifico, ma anche da significativi settori della politica e dalle associazioni – tra le quali sicuramente ANED. Vi è la consapevolezza che bisogna qualificare e estendere le cure domiciliari. Il Ministro Roberto Speranza ha prontamente recepito i vari input, sottolineando in diverse occasioni la necessità di aprire una fase nuova, garantendo le risorse necessarie per il Servizio Sanitario Nazionale, per sostenere in particolare un adeguato sistema di cure universalistiche in modo uniforme sul territorio nazionale, senza trascurare la dignità del paziente e la sua qualità di vita.
ANED con questo documento vuole affrontare, dal punto di vista del paziente, il tema delle cure domiciliari per le persone malate nefropatiche con grave insufficienza renale. Il punto di vista che l’Associazione intende sottolineare – avendo come riferimento di base il Piano Nazionale delle Malattie Croniche – riguarda i problemi che si accompagnano con l’obiettivo della deospedalizzazione delle cure. Contemporaneamente occorre portare avanti alcune proposte che, secondo ANED, devono accompagnare la devoluzione delle cure verso il territorio al fine di una maggiore diffusione e condivisione dei pazienti e dei loro familiari.
Il SSN ha fra i suoi obiettivi la deospedalizzazione per le cure dei malati cronici. Il Piano Nazionale della Cronicità, approvato dalla Conferenza Stato-Regioni, pone come riferimento il tema delle cure domiciliari, specificando come l’obiettivo fondamentale dei sistemi di cura della cronicità sia quello di mantenere il più possibile la persona malata al proprio domicilio e impedire o, comunque, ridurre, il rischio di istituzionalizzazione, senza far ricadere sulla famiglia tutto il peso dell’assistenza al malato. Ne consegue che “il percorso del paziente con patologia cronica deve essere pianificato nel lungo periodo e gestito in modo pro-attivo e differenziato, per rispondere ai bisogni specifici e prevenire l’insorgenza di complicanze evitabili”.

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