STUDIO SPERIMENTALE per l’Infiammazione Cronica in Dialisi

Studio interventistico avviato presso la UOC Nefrologia e Dialisi dell’Ospedale Vito Fazzi di Lecce, dal titolo: “A Phase 2b/3, Multicenter, Randomized, Double-blind, Placebo-controlled, Combined DoseFinding and Cardiovascular Outcome Study to Investigate the Efficacy and Safety of CSL300 (Clazakizumab) in Subjects with End Stage Kidney Disease Undergoing Dialysis”

L’incidenza della malattia renale cronica, con conseguente trattamento dialitico sostitutivo, è in aumento sia a livello mondiale che in Italia, influenzata da fattori come l’invecchiamento della popolazione e l’aumento di malattie croniche quali obesità, diabete e malattie cardiovascolari.

Le stesse malattie cardiovascolari rappresentano nel paziente affetto da malattia renale cronica e ancor di più nel paziente in trattamento emodialitico la principale causa di mortalità (il tasso di mortalità annuo può raggiungere il 15-20%) e di ospedalizzazione, con conseguente disabilità e aumento della spesa pubblica.

L’uremia cronica (malattia renale cronica terminale) determina un quadro di infiammazione cronica sistemica, a volte subclinico ma progressivo, che ha un effetto favorente sull’aterosclerosi accelerata e quindi sull’aumentata incidenza di eventi ischemici cerebrali, cardiaci e arteriosi periferici.

Sono necessarie, pertanto, nuove strategie che possano ridurre lo stato infiammatorio cronico del paziente affetto da insufficienza renale in trattamento emodialitico. In tale scenario terapeutico innovativo si inserisce Clazakizumab, un anticorpo monoclonale diretto contro l’interleukina-6 (Il-6), uno dei principali mediatori dell’infiammazione cronica.

La UOC di Nefrologia e Dialisi dell’Ospedale Vito Fazzi di Lecce parteciperà, sotto la guida della Direzione strategica aziendale, insieme a pochi altri centri in Italia e nel mondo, ad uno studio sperimentale che ha come obiettivo quello di valutare la sicurezza e l’efficacia di questo farmaco (confrontato con un placebo, ossia una sostanza inattiva) nei pazienti affetti da insufficienza renale in trattamento emodialitico, nel ridurre lo stato infiammatorio e quindi nel ridurre l’incidenza di eventi cardiovascolari con conseguente potenziale riduzione della mortalità, dell’ospedalizzazione e della necessità di cure nei pazienti emodializzati.

La speranza è che tale opportunità offerta ai pazienti che saranno selezionati per lo studio possa essere in futuro una valida opzione terapeutica per tutti quelli che ne avranno bisogno.

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